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campocroce

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Scrive il professore Zordan nella mia presentazione a Crespano del Grappa in Novembre del 2010: Campocroce è la poesia del ritorno: e il ritorno crea il cerchio. E’ la poesia del viaggio a ritroso nella terra dove sono vissuti e da dove sono partiti gli antenati: è la riconciliazione con questa terra che appartiene alla memoria del sangue e si ricompone il suo corpo a pezzi. Si avverte quasi un rimorso per essersi staccata ma Campocroce la accoglie, non è più il luogo lontano, ma bara, urna che abbraccia, “ è il terreno dell’incontro e del dialogo”. La guida, l’intermediaria fra i vivi e i morti è la zia Lena, che “ha parola senza voce con la gola secca, alla quale, nella lirica Estate si rivolge per chiedere “ Dimmi… la storia del mistero dell’albero della casa che non cadrà nei secoli”. “Ricordami…” semplici, quotidiane, intime scene di vita dell’infanzia: così preziose per creare i legami con i morti e i suoi morti allora “staranno in pace nei quadri”. E nel “Giorno di