Eugenio Montejo tradotto. poesia Manoa

 EUGENIO MONTEJO.

Il poeta che amava la cittá di Caracas e il nostro Monte Avila


Erika Reginato 

 

Ancora ricordo che nella sala d'attesa del aeroporto di Barcellona ho trovato una rivista con ùna delle ultime interviste al poeta venezuelano che ci lascio nel 2008. 

Il pòeta parlava dell'amore per la sua città natale e per quello che portava nella sua memoria, il Monte Avila, polmone della città che unisce ai suoi cittadini a quel sentimento storico, percorso umano e naturale che è la montagna che protegge il valle di Caracas.

Per conoscere il poeta ho tradotto una poesia che mi ha segnato nel mio viaggio e nella mia avventura sulla poesia venezuelana. 

Eugenio Montejo.  

MANOA

 No vi a Manoa, no hallé sus torres en el aire,

ningún indicio de sus piedras.
Seguí el cortejo de sombras ilusorias
que dibujan sus mapas.
Crucé el río de los tigres
y el hervor del silencio en los pantanos.
Nada vi parecido a Manoa
ni a su leyenda.

Anduve absorto detrás del arco iris
que se curva hacia el sur y no se alcanza.
Manoa no estaba allí, quedaba a leguas de esos mundos,
—siempre más lejos.

Ya fatigado de buscarla me detengo,
¿qué me importa el hallazgo de sus torres?
Manoa no fue cantada como Troya
ni cayó en sitio
ni brabó sus paredes con hexámetros.
Manoa no es un lugar
sino un sentimiento.
A veces en un rostro, un paisaje, una calle
su sol de pronto resplandece.
Toda mujer que amamos se vuelve Manoa
sin darnos cuenta.
Manoa es la otra luz del horizonte,
quien sueña puede divisarla, va en camino,
pero quien ama ya llegó, ya vive en ella.

                     

 Eugenio Montejo


Traducción Erika Reginato 


MANOA

 

Non ho visto Manoa, non ho trovato le sue torri nell’aria,

nessun indizio delle sue pietre.

Segui il corteggio delle sue ombre illusorie

che disegnano le sue cartine.

Ho attraversato il fiume delle tigri

e il bollire del silenzio nelle paludi.

Non ho visto niente simile a Manoa

ne anche alla sua leggenda.

Ho camminato assorto dietro all'arcobaleno

che si curva verso il sud e non è raggiungibile.

Manoa non era lì, si trovava a leghe di quei mondi,

sempre più lontano.

Ormai, stanco di cercarla, mi fermo,

cosa me ne importa trovare le sue torri?

Manoa non è stata canta come Troia

ne caduta in assedio nei muri incisi in esametri.

Manoa non è un luogo

ma un sentimento.

A volte è un viso, un paesaggio, una strada

a un tratto il suo sole risplende. 

La donna che amiamo si trasforma in Manoa

senza renderci conto.

Manoa è l’altra luce dell’orizzonte.

Chi sogna può percepire, viene in cammino.

 Ma chi ama è già arrivato, già abita in lei.

(trad. Erika Reginato)

 


 

 

Eugenio Montejo, poeta, escritor, diplomático, nació en Caracas en 1938, entre sus poemarios Élegos (1967), Muerte y memoria (1972), Algunas palabras (1976), Terredad (1979), Trópico absoluto (1982). Alfabeto del mundo (1986), Adiós al siglo XX (1992), Partitura de la cigarra (1999), Papiros amorosos (2002), Fábula del escriba (2007). Nos dejó en el 2008.

 Eugenio Montejo (Caracas, 1938-Valencia, 5 giugno 2008) è stato un poeta, saggista e diplomatico. La sua opera è tradotta in italiano, francese, inglese. È stato fondatore della rivista Azar Rey e co-fondatore della Rivista Poesia dell'Università di Carabobo. È stato ricercatore e traduttore letterario e nel 1998 ricevette il Premio Nazionale di Letteratura e nel 2004, il Premio Internazionale “Octavio Paz” di Poesia e Saggistica. Una sua poesia è citata nel film: 21 grammi il peso dell’anima, del regista messicano Alejandro González Iñárritu e tradotta da Peter Boyle. Poeta che con chiarezza ha visto la necessità di affrontare nella vita: l’essere che abita in una città ricordando il passato. Scrive il poeta Alvaro Mutis: I versi di Eugenio Montejo ci rivelano qualcosa di cui abbiamo bisogno, anche se dopo non sappiamo spiegare esattamente cosa. So che il mio amico Maqroll lo capisce meglio di me, e per questo si vedono, parlano a lungo tra di loro, senza stancarsi mai. E io, lo confesso, provo un po' d'invidia per questa loro intesa. MANOA (1982).

(trad. Erika Reginato)

 

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