Santos López poeta venezuelano. 'Cielo di cenere'.Tradotto da Erika Reginato
Poeta venezuelano santos López, foto e traduzione di Erika Reginato |
Gli alberi di
Santos López
Appunti di Erika
Reginato
Scrivo
del poeta Santos López con affetto e amicizia perché per molti poeti che hanno cominciato a pubblicare nell’ultima
decada del secolo XX, in Venezuela, e sopra tutto a Caracas, la Casa della
Poesia Perez Bonalde, era un punto di riferimento in cui giravano quel viavai
di poeti venezuelano e alche stranieri che i hanno aiutato a sperimentare quel
cammino notturno che si apre strada nei fari della città delle nuvole: Caracas
.
La
poesia ha una fondamenta molto solida che non la potrò mai dimenticare tra i
suoi insegnamenti: la terra. Della terra vengono le voci dei nostri antenati,
la cenere della poesia che vola nell’aria per trasformarsi in parola, in verbo,
in suono di uccelli.
Ricordo
una volta che ci siamo trovati a Parigi perché dovevano presentare il suo libro
in francese e lui mi ha chiesto che come prima cosa, voleva andare al giardino botanico
della città. Capire la natura e trovare il senso delle stazioni è la chiave della poesia e il sigillo del verso
scritto sulla “pietra nera".
Oficio de sueño
Oficio del sueño
Es oficio de sueño avivar nuestra visión de la sangre
Ante la puerta de piedra y la fuente.
Nadie entra en la noche con olores, luces y huesos
O con vestidos blancos como luna.
Si la realidad ofrece sus comidas viejas y recientes,
Y somos tan lentos en el dormir,
Pasaremos la vida en un bosque ensalmado de aves,
Peces que saltan y animales de agua.
Es oficio de sueño soltar nuestras una en alta mar
Para encallar de nuevo en otra orilla.
davanti alla porta de pietra e fontana.
Nessuno entra nella notte con odori, luce o le
ossa.
O con vestiti bianchi come la luna.
Si la realtá offre i suoi cibi vecchi
e recenti.
E siamo cosi lenti in adormentarci.
Passeremo la nostra vita in una foresta piena di
uccelli.
Pesci che saltano e animali da acqua.
E`mestiere del sogno slacciare nostre una in
altomare
Per anforare di nuovo in altra riva.
Cayenas moradas
Amor, todo aquello que está dentro de ti me llama:
Tu lisura de domingo entre cayenas moradas
Donde vuelas y revuelas sin aliento;
Tus piernas que se juntan en el agua, se mojan
Y custodian un breve espacio de orillas;
El sudario de tu corazón sube y baja en la tierra,
Come fuego, lame sal.
Y tus muertos, que casi me lloran
Con voces apilonadas en la ceniza del cielo.
Amo en ti ese fondo de tinieblas nutrido de aves en la medianoche.
Amor, cuantas veces eres, cuantas veces te amo.
Ahora, ven y abre tu pecho de pelusa negra,
Enséñame el temblor.
Cayene viola
Amore, tutto quello che dentro di te mi chiama:
La tua levigatezza di domenica tra cayene viola.
Dove voli e torni a volare senza alito;
Le tue gambe si unicono nell’acqua, si bagnano
E custodiscono un breve spazio di sponde;
Il sudario del tuo cuore va su e giù nella terra,
Mangia fuoco, lecca il sale.
E i tuoi morti, che quasi mi piangono
Con le voci amucchiate nelle cenere del cielo.
In te amo quel fondo di tenebre nutrito di uccelli
nella mezzanotte.
Amore, quante volte sei, quante volte ti amo.
Adesso, viene e apre il tuo petto di lanugine
nera,
Insegnami a tremare.
Canción del cielo
La canción del cielo es un diamante,
Ruego puro que se hace roca y luz;
Es principio, sangre fértil, estruendo
Que arrastra en su estallido el silencio.
Su súbita energía entre nubes,
Resplandece día a día en un rayo;
Su ráfaga rasga muy rápido el ministerio
Como si fuego y voz fuesen sus reinos.
Canzone del cielo
La canzone del cielo è un diamante,
Preghiera pura che si fa roccia e luce;
È principio, sangue fertile, rumore
Che trascina nel suo sfogo il silenzio.
La sua energia improvvisa tra le nuvole,
Brilla giorno dopo giorno in un lampo;
La sua raffica strappa molto veloce il ministero
Come si fuoco e voce fossero i suoi regni.
Pietra nera
Ho raccolto una piccola pietra nera nell’angolo
della mia casa, il corpo di un uomo investito
al mattino; un Cristo mendicante
ai notturni, addormentati cani,
ai travolti e moribondi.
La ho raccolta, la ho luccicata e adesso la porto con me
a tutti i luoghi, la porti nel mio viaggio di dicessa
che ripeto ogni giorno agli inferi, dove devo andare
senza sapere come e quando.
Quando si va per un camino che non esiste, stai attento
dello smarrimento e impara
a utilizzare le parole come si fossero erbe
e maestro sarai di ogni guarigione
nel punto bianco della fronte.
Nostre tenebre quotidiane sono fiamme di lamenti e caos
delle tre; le strade sono altari di tragedie
e confusione con pietre molto giovane che finiscono
per fidarsi della morte.
Sono stato dietro come il cancro segue la pietra che ho raccolto:
che è Dio crudo con molti verbi
che non conosco e che vendono cristalli e sale
marina negli angoli, e lo vedo da per tutto e ascolto
la sua voce che fluisce per il mio corpo.
L’ho seguita ed eccomi qua, girando tra la sua croce
in mezzo del viaggio, tra due compagni
domandandomi che cosa è lo che il Cristo scuro
vuole dirmi negli angoli.
...
Piedra negra
He recogido una pequeña piedra negra en la esquina
de mi casa, el cuerpo de un hombre atropellado
en la madrugada; un Cristo mendigaba
a los nocturnos, adormecidos perros,
a los trasnochados y a los moribundos.
La he recogino, la he ungido y la llevo ahora conmigo
a todo sitio, la llevo en mi viaje de descenso
que repito a diario a los infiernos, a donde he de ir
sin saber cómo, cuȧndo.
Para andar por un camino que no existe, guȧrdate
del extravío y aprende a usar las palabras como si
fueran hierbas y sé maestro en cada cura
y en el punto blanco de la frente.
Nuestras tinieblas diarias son llamas de penas y caos
de las tres; las calles son alteres de tragedia
y confusión con piedras muy jóvenes que acaban
por confiar en la muerte.
He seguido como un cangrejo a la piedra que recogí:
que es Dios crudo con muchos verbos
que desconozco y que vende cristales e sal
marina en las esquinas; lo veo en todas y oigo
s u voz que fluye como una gota de arcilla
por mi cuerpo (...)
#erikareginato
Santos López (Mesa de Guanipa, Anzoátegui, 1955) poeta
e giornalista venezuelano. Come direttore-fondatore della casa della poesia
Pérez Bonalde (fondata nel 1990, ha dato vita alla Settimana internazionale
della Poesia di Caracas gestendone ben 12 edizioni. E’ stato anche il promotore
del Concorso Nazionale di Poesia per i liceali e del premio internazionale di
Poesia “Pérez Bonalde.
Libri di poesía
pubblicati: Otras costumbres (1980), Alguna luz, alguna ausencia (1981),Mas doliendo ya (1984), Entre regiones (1984), Soy el animal que creo (1987), El libro de la tribu (1992 poi
2013), Los buscadores de agua (1999), El cielo entre cenizas (2004), soy
el animal que creo. Antología (2004), La Barata (2013),
Azar de almendra (2016), Del fluir, Poesía escogida (2016), Canto de luz negra (2018). In Italia, versione bilingue di Teresa Maresca e Roberto
Mussapi: I cercatori d’acqua, 2008.
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