Poetesse venezuelane nell'albero della poesia.
POETESSE VENEZUELANE
NELL'ALBERO DELLA POESIA
progetto de Erika Reginato
Erika Reginato
POETESSE VENEZUELANE NELL’ALBERO DELLA POESIA
La vita della poesia rimane nel tempo. Le poetesse sono come farfalle che si spostano di un'albero a un altro più alto, o di un continente a un altro, per cercare l'aria di libertà che nutrisce la scrittura. Scrivere è un piano della natura, i fiori bisbigliano e le anime come gli ali delle farfalle nascondono il segreto che nasce della morte stessa, come la primavera nasce dal inverno.
Noi, poetesse in esilio, che riconoscono la lingua madre di una patria sequestrata, affogata di tradimenti ma anche di poesia, vogliamo
questo giorno ricordare l'importanza della parola
libera, la virtù che ci unisce, ci comunica e ci salva.
La parola poetica è sincera e compie un rischio inmenso che è quello di dire la verità.
La poesia è la realtà che ci tocca senza limiti di contemplazione.
La poesia scritta è l’esperienza quotidiana che traferisce i nostri sentimenti: tragedia, dolore, amore, incontri e smarrimenti. Tutto quello che abbiamo vissuto. La poesia sempre si comincia a scrivere in uno spazio in bianco e
come in quella scuola di pottura, in un dipinto, si comincia a disegnare con diversi pennelli dal cielo e con diversi colori.
Le poetesse sono come le farfalle, si muovono con grande agilità nel volo dell’anima.
Scrive la poetessa Elizabeth Schon (Caracas, 1930.2007): “Nello invisibile / quanto accattivante /
espone la voce, la parola. E la scrittura è un filo conduttore / lungo, denso, traslucido, / che trafigge il nascosto,
suono della vita…”
#erikareginato
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